Borgata Stazione
Ultima modifica 4 aprile 2018
La zona di borgo Stazione fu praticamente disabitata fino all’avvento della ferrovia, tranne che per la presenza delle cascine Bisocca, Gibellino, Dusio, poste sulla vecchia strada per Brassicarda, che collega tutt’ora Villanova a detta borgata; e già citate sul Cabreo generale, ossia il libro figurato del territorio villanovese redatto il 13/06/1777 da Giambattista Andreone “misuratore”, conservato in archivio comunale. A tale strada, in parallelo vi era quella anticamente denominata strada delle Bonovelle, ora provinciale per Buttigliera. Era anche il nome della zona che tendeva verso San Paolo e nei pressi, dove poi sorse la fornace, c’era una cappella campestre intitolata alla Madonna delle Campagne “Santa Maria di Bonenovelle”. Non si conosce l’anno di edificazione, si sa che fu eretta e sotto la tutela di una famiglia “De Romeis” o “Romeri”. Se ne ha notizia già dal 1663, da atti di visite pastorali, conservati nell’archivio parrocchiale. Da un opuscolo religioso del 1914 si legge: “......in Villanova nell’antica cappella campestre, or distrutta, dedicata alla Vergine Madre detta di Bonovelle in Parrocchia di S. Pietro presso l’attuale stazione ferroviaria, e in essa, dopo la Messa solenne, si faceva correre il carro festivo, come dicesi volgarmente...” La festa suddetta si celebrava, la seconda domenica di maggio e, al termine della funzione religiosa, dalle porte della chiesa si benediva la campagna per avere un’annata propizia di buoni raccolti.
La nascita, vera e propria, della borgata Stazione la possiamo datare verso la seconda metà del XIX secolo quando, prima sotto il regno di Carlo Alberto di Savoia e successivamente con Vittorio Emanuele II venne dato inizio ai lavori della linea ferroviaria Torino-Genova. Nel 1849 la ferrovia era divisa in due tronconi: Torino-Valdichiesa e Villafranca-Asti ed il servizio fino a Villafranca era garantito con corriere (di 4-8 cavalli). Da una mappa di metà ‘800 la tratta ferroviaria Villanova-Villafranca deviava verso Dusino, questo per evitare l’eccessiva ripidità del tratto esistente. Col passare dei mesi venne realizzata una ferrovia provvisoria da San Paolo a Dusino e il trasbordo su omnibus a cavalli si ridusse da Dusino a Stenevasso per 2700 mt. I lavori per la sistemazione del tracciato attuale, terminarono nel 1854 e fu abbandonato il tratto per Dusino.
Per poter rendere meno impervio, il tragitto Villanova-Villafranca, furono necessari imponenti lavori di sbancamento e livellamento del terreno per la posa dei binari. Centinaia di persone, gran parte abitanti nelle nostre zone (donne e uomini) perlopiù contadini, furono impiegate con i mezzi di allora: pale, picconi, carrette e cesti. Venivano pagati in base alla terra trasportata, per ogni cesto il caposquadra consegnava una pallina all’operario. A sera avveniva la corresponsione del salario. Ogni cesto di terra (una pallina) corrispondeva alla tariffa di 1 soldo (5 centesimi). Con 1 soldo si pagava una tazzina di caffè senza lo zucchero (l’aggiunta del medesimo costava mezzo soldo in più). E’ di quel periodo con l’estrazione del terreno il ritrovamento dei resti fossili di un mastodonte, (conservati nel museo paleontologico di Asti) gigantesco mammifero preistorico.
Nel 1871 su delibera del consiglio comunale (sindaco Alessandro Gonetti) veniva dato il via ai lavori di sistemazione della strada provinciale per Buttigliera. Tali lavori, divisi in due lotti, da Villanova sino ai Savi e dai Savi fino al confine con Buttigliera (frazione Crivelle) costarono Lit. 19.158,04.
Nel 1884 (“stato delle anime” dell’archivio parrocchiale) la zona era denominata “Cascine Sparse” e contava 24 famiglie con 159 abitanti. E’ rilevata l’esistenza del caffè ristorante “Mastodonte”, ne era proprietario Enrico Francia, la gestione fu poi rilevata dalla famiglia Giachino che chiuse l’esercizio di ristorazione nel 1943, e si dedicò all’ampliamento del ramo trasporto passeggeri. Sempre nel 1884 all’incrocio tra strada Buttigliera e via San Paolo era presente un altro caffè, albergo e ristorante di proprietà di Paolo De Marchi. La conduzione di quest’ultimo passò alla famiglia Carpignano fino al 1980. Entrambi gli esercizi erano dotati di stallaggio con annesso servizio di carrozze e cavalli e si dividevano il trasporto passeggeri dalla Stazione ai paesi vicini. Nello stesso periodo in strada Bonovelle (str. Buttigliera) sorse la ex fornace, avviata dal geom. Pietro Polto, benestante di origine genovese e parente con i Gonetti farmacisti di Villanova (la mamma era una Polto). Poiché i mattoni prodotti erano di un’eccellente qualità, vennero richiesti e utilizzati per la costruzione dei ponti della linea ferroviaria Torino-Genova. L’azienda dopo alti e bassi, passaggi di proprietà ad altri esponenti economici, chiuse i battenti nel 1965. Via, via si instaurarono altri insediamenti: le famiglie contadine di quel tempo erano assai numerose, le nuove generazioni non trovavano più spazio e possibilità di lavorare nelle case paterne, si spostarono verso la zona della stazione ferroviaria con la realizzazione di nuove cascine. Tanto per citarne una: “la cascina del Punt” fatta edificare dai Bianco, pro-genitori del nostro cittadino onorario generale Claudio Graziano. L’evoluzione della borgata non si fermò, fiorì il commercio vinicolo: Cantina di Bonovelle della fam. Visconti, deposito di vini Giacinto Deorsola, ecc.ra. Molti nuclei familiari trovarono nuove opportunità di lavoro: la famiglia Marzano, originari di Buttigliera, generazioni di trebbiatori, portarono la loro attività e dimora, in str. Buttigliera sotto il porticato di un’ex distilleria. Proseguendo, vicino al ristorante dei Carpignano, aprirono i primi negozi di commestibili e macelleria (fam.Ruello), di fronte l’appalto del peso (fam. Accossato). In strada Bianchi subito dopo il ponte della ferrovia c’era la casa di Arcangelo Pianta, ferroviere, per un incidente sul lavoro subì l’amputazione delle gambe e dopo tale evento divenne calzolaio produttore di zoccoli di legno. Dalla tradizione orale pare che, nella sua casa, avesse pernottato il conte Camillo Cavuor. Si dice anche che la Madonnina posta sull’angolo esterno dell’edificio, abbia protetto dai bombardamenti bellici i residenti locali (non ci furono mai vittime). Dopo questo immobile seguiva il forno della famiglia Viglione, nativi di Cisterna ma provenienti da Chieri dove già lavoravano nell’attività della panificazione. Vi era, quindi, l’abitazione dei Brosio che risale al 1895 di proprietà di certo sig. Lanzavecchia commerciante di vini. Qui Giacomo Brosio creò un’azienda chiamata U.T.I.L. per la produzione di lamette da barba che fu attiva fino al periodo bellico e poi causa continui bombardamenti sulla ferrovia ci fu il trasferimento a Milano. Per l’avvio dell’opificio (anni ’20) si ottenne il servizio di energia elettrica, prima assente nella zona.
Vicino alla stazione ferroviaria la fam. Valle (parenti dei Giachino) si occupavano della frantumazione del pietrisco per la pavimentazione delle strade. Sempre in via Stazione, negli anni ’20 fu intrapresa dalla fam. Cottino nativi di Buttigliera l’attività di Mulino con la macinazione e commercio delle granaglie, vi era anche la ferramenta ed officina meccanica di Pietro Fontana, concessionario delle prime macchine da cucire Singer. Era presene anche un continuo viavai di operai ed impiegati delle ferrovie, alcuni abitavano nei quattri caselli di zona (ne sono rimasti due vuoti, disabitati). La realizzazione della segheria, tutt’ora esistente, è del dopoguerra.
Le prime sedi per le scuole dell’obbligo furono “itineranti”. Ad inizio ‘900 molti si recavano a frazione Savi, nel 1926 furono adibite ad edificio scolastico alcune stanze presso i locali della fam. Giachino e dopo vari spostamenti ed allestimenti, in luoghi per così dire di fortuna, si arrivò al loco, ultimo e più duraturo, presso lo stabile della famiglia Carpignano, fino al 1964 quando terminò la costruzione dell’attuale struttura. Nel 1990 i locali della scuola furono ampliati in seguito alla chiusura di quelli dei Gianassi e dei Savi. Nel 1996 una classe di 18 alunni (del 1985) richiesero al provveditorato agli studi di Asti di dedicare la scuola a “Gianni Rodari” e l’anno successivo ci fu la cerimonia ufficiale di intitolazione. Nel 2014 altro ampliamento ed “una nuova veste” con grande festa, a fine lavori, di bambini e autorità.
Ancora due righe sulla chiesa della Stazione. Inaugurata il 23 giugno del 1968. Fu voluta con entusiasmo e partecipazione da parte dei borghigiani, tanto da autotassarsi al fine di poter dar vita all’attuazione di questo ambizioso progetto. Non va dimenticata la fam. di Carlo Cavallero, (la loro casa è tra le prime edificate a fine ‘800) che aveva permutato alcuni suoi terreni agricoli (ove adesso sorge la Chiesa) con altri periferici di proprietà del beneficio parrocchiale. Il disegno fu redatto dall’Arch. don Alessandro Quaglia (diocesi di Asti) e, nella sua forma e tipologia, riflette le tendenze di quel periodo. La chiesa è dedicata a “Maria Ausiliatrice” ma la festa della borgata si celebra la prima domenica di ottobre con la ricorrenza della “Beata Vergine del Rosario”. In tale occasione, in concomitanza con l’evento della “Gallina Bionda”, è ormai tradizione, che le autorità comunali siano presenti alla messa solenne.