Cappella di Sant'Isidoro

Ultima modifica 23 novembre 2017

Sant'Isidoro fu assunto dai Villanovesi a patrono del luogo. Ivi esiste una bella cappella campestre, dedicata appunto al suo nome. Questa cappella è ricordata la prima volta nella visita pastorale di Mons. Felizzano nel 1743. E’ da ritenersi che la cappella di S. Isidoro sia stata eretta fra il 1700 e il 1710. Riteniamo opportuno aggiungere qui alcune notizie sulla vita di Sant'Isidoro. S. Isidoro nacque da poveri genitori nel 1100 in Madrid, città capitale della Spagna. Da fanciullo prese conoscenza della religione cattolica, assistendo con assiduità agli insegnamenti della dottrina cristiana. Questi insegnamenti furono fecondi di semi che hanno prodotto in lui frutti di viva fede e di fervida carità verso il prossimo. Nato povero, anzi poverissimo, gli convenne porsi al servizio come garzone di campagna, presso un ricco possidente. E fu servo coscienzioso, fedele, attivo, curando nel miglior modo gli interessi del suo padrone.

Fatto adulto, per assecondare il desiderio dei suoi genitori, decise di ammogliarsi con una giovane pia e assennata, di nome Maria Torribia. Uniformità di idee e di affetti non venne mai turbata da dissensioni e da risentimenti. Ma a turbare la loro dolce quiete venne indi a pochi anni, una sventura: la perdita del loro unico figlio. Piansero chi formava la loro più cara speranza, ma poi si rassegnarono alla Provvidenza che così aveva disposto. Isidoro in seguito aveva preso a coltivare le terre di un tal Giovanni Vergas di Madrid, con un annuo stipendio. Questa occupazione non lo distoglieva dal recarsi costantemente a Messa ogni mattina nella vicina chiesa. E la compagna dei suoi giorni, la buona Maria, imitò i santi esempi del marito, tanto da acquistarsi, dopo morte, il titolo di beata e come tale è onorata nella Spagna. Il Moncalvo (Guglielmo Caccia di Montabone n.1568 + 1625). Celebre pittore piemontese, particolarmente ricordato per aver dipinto le cappelle del sacro monte di Crea, la cupola di San Paolo a Novara e le storie nei, Conventuali di Moncalvo.
Fin dalla sua giovinezza, Isidoro si segnalò per una viva devozione alla Beata Vergine. La sua frugalità gli dava modo di risparmiare qualcosa che impiegava a sollevare e a sfamare molti poveri. E Iddio compiacendosi di tanta virtù, lo compensava parecchie volte con aperti miracoli.
Un giorno, avendo invitato molti poveri alla sua mensa, trovò che tutto era consumato, nè più rimaneva che una piccola porzione appena bastevole per uno solo; allora che fa Isidoro? Benedice quel poco cibo e poi pieno di fiducia nella Divina Provvidenza fa distribuire a quegli affamati, e tutti ne ebbero a sazietà e ne avanzò tuttavia una parte.
Un’altra volta, nulla più rimanendo, ecco sopraggiungere un altro povero. Non c’è più nulla la darvi, disse la buona moglie di Isidoro. Ma questi a Lei: Tu manchi di fiducia nella Provvidenza; cerca più minutamente e qualcosa troverai. Ed ecco per miracolo apparire in ogni angolo della casa una grande abbondanza di vivande, e allora fu un concorrere per tutto quel giorno di poveri a quella casa a ricevervi la elemosina, così prodigiosamente procurata.
Tutta la sua condotta appariva quella di uomo giusto, e ognuno ne restava compreso di stima e di ammirazione.
Però non gli mancarono gli invidiosi i denigratori, che rapportarono al suo padrone, che Isidoro perdeva il tempo nelle chiese, trascurando il lavoro dei campi. Il signor Vergas credette, e un giorno si portò nel campo dove Isidoro lavorava, per fargli rimprovero e minacciano di licenziamento, se non smettesse le sue esagerate pratiche di pietà, perché lavorasse le sue terre e non si trattenesse nelle chiese a pregare.
Ma qual non fu la sua meraviglia allorché, giunto a poca distanza dal campo, vide in esso due aratri tirati ciascuno da una coppia di buoi e, portatosi sul luogo, scomparvero dai suoi occhi gli aratri e i buoi, e rimase solo, in mezzo al campo, Isidoro che lavorava. Che è mai ciò che io ho visto, dice allora al suo contadino; qui vi erano due aratri e due paia di buoi; dove sono andati? E che novità è cotesta, che io me li son veduti improvvisamente scomparire? Ne sapete voi qualcosa?
Io non so altro, rispose il buon contadino, se non che al principio dei miei lavori, invoco sempre l’aiuto e la benedizione del Signore, e procuro di fare ogni cosa per la maggior gloria di Dio.
Capì allora il padrone che trattavasi di una visione celeste, e che erano ingiuste le accuse al suo agricoltore, e perciò gli diede facoltà di impiegare pure ogni giorno, nella preghiera, quel tempo che egli credesse.
Trascorreva così la sua vita nel lavoro, nell’esercizio della carità, della preghiera e di ogni sorta di opere buone, con lo sguardo rivolto al cielo, a cui sospirava, come al luogo del suo riposo.
E finalmente Dio volle esaudire il suo desiderio. Caduto infermo chiese i santi Sacramenti, che ricevette col più vivo fervore, e poco dopo entrò in agonia e cessava di vivere il 15 maggio 1160, contando egli allora 60 anni di età. Molti furono i miracoli con cui Iddio volle onorare il suo servo dopo la sua morte. Fu canonizzato dal Papa Gregorio XV, ossia dichiarato santo nel 1688, insieme con S. Francesco Saverio, S. Teresa di Gesù e S. Filippo Neri